Blues between my ears #8
- Dario Gaggero
- 8 ott 2015
- Tempo di lettura: 3 min
Cari amici di penna (ottica) bentornati a ‘Blues between my ears’, la rubrica di blues e varie frattaglie che – come un ospite molesto – arriva in punta di piedi e poi non te la levi più di torno.
Mi presento, nel caso vi foste sintonizzati da poco: sono Dario Gaggero, Primo Urlatore degli Snake Oil Ltd., Archeologo delle Cause Perse, Grande Azionista dell’Unico Olio di Serpente in grado di smacchiare il vostro onore e la vostra fedina penale in un batter d’occhi.
Purtroppo una serie di lutti e disgrazie si è accanita sulla mia persona e ha rallentato non poco i miei processi mentali e le attività degli Snake Oil Ltd., che si vedranno costretti a registrare il nuovo album l’anno venturo. Pazientate, gente. Ne varrà la pena. Promesso.
Parlando di album: ‘Back from Tijuana – Live by the Sea’ ha avuto il singolare onore di essere praticamente l’unico cd italiano a memoria d’uomo ad essere stroncato senza misericordia su ‘Il Blues’, la sola rivista di blues in Italia che valga la pena menzionare. Oh, per carità, i gusti sono gusti. L’unica critica che mi sento di non accettare è quella sulla presunta ‘scarsa originalità’ del nostro sound, visto che i tre quarti dei gruppi blues che vedo in giro sembrano condannati da chissà quale arcana maledizione ad eseguire un repertorio composto in buona parte da ennesime cover di ‘Hoochie Coochie Man’, ‘Sweet Home Chicago’, ‘Got My Mojo Workin” e simili risaputissimi classici. Che il nostro sia un album tutto da ballare è fuor di dubbio – se il recensore cercava altro, pazienza. Come ha detto qualcuno più saggio di me: “Men don’t know…but the little girls understand!”. Capitolo chiuso.

Passiamo alle buone notizie: il 10 ottobre prenderemo parte alla più grande manifestazione dedicata al blues in Italia – il 6° raduno di Blues Made in Italy a Cerea (VR)! Sarà una grande occasione per far sentire la nostra musica su uno dei palchi più prestigiosi della penisola e per ritrovare amici vecchi e nuovi. Non vediamo l’ora!
Stop al televoto! Oggi vi parlerò di una delle prime vere superstar del blues rurale: Blind Lemon Jefferson!

Cieco dalla nascita e dal fisico massiccio (pare che a un certo punto abbia lavorato anche come wrestler pur di sbarcare il lunario!) il bluesman texano fu una vera celebrità nel sud degli Stati Uniti, passando con relativa velocità dal cantare agli angoli delle strade all’incidere dozzine e dozzine di blues di grande successo per la Paramount. Dotato di una voce squillante ed altamente espressiva, debitrice degli hollers e di certo fervore religioso in egual misura, Jefferson fu soprattutto un chitarrista originalissimo e in netto anticipo sui tempi: ritimiche serrate, imprevedibili cambi di tempo e veloci passaggi a note singole lo resero un solista allo stesso tempo influente e inimitabile. Il suo repertorio poi (quasi 100 i brani pervenutici) è vastissimo e cangiante con un’intensa drammaticità come costante quasi fissa: dalla mesta malinconia di ‘One Dime Blues’ al dramma domestico di ‘That Crawlin’ Baby Blues’, dai doppi sensi di ‘Black Snake Moan’ al sentito gospel di ‘You’re gonna need that pure religion’. ‘Matchbox Blues’ sembra addirittura preludere al rock’n’roll, tanto da venire reinterpretata negli anni ’50 da Carl Perkins! Se le informazioni sulla vita di Blind Lemon sono poche e frammentarie quelle sulla sua morte sono tante e contraddittorie: stroncato da un infarto? assiderato mentre cercava di tornare a casa senza aiuto durante una tempesta di neve? morto durante una rapina? La verità è che il suo blues lo ha reso immortale e tanto basta.
Al prossimo capitolo,
Gaggero Dario, il bluesman sedentario.

Consigli per gli acquisti:
‘Blind Lemon Jefferson’ (Concord/Milestone) cd – 2009;
Un’ottima selezione a prezzo contenuto per chi voglia avvicinarsi a questo gigante del blues e non abbia il coraggio di investite nell’integrale JSP o nei vari volumi della Document.
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