top of page

Blues between my ears #6

  • kleppini
  • 2 ago 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Cari Bluesmen & Blueswomen, bentornati a ‘Blues between my ears’, la voodoo rubrica di voodoo blues che non si attacca al lavoro del vostro voodoo dentista! Chi sono mai, dite? Sempre io – Dario Gaggero! Sommo Oligarca degli Snake Oil Ltd., Avvocato delle Cause Perse del Blues, Rappresentante Unico del Solo Preparato che cura la forfora e i morsi di alligatore indiscriminatamente.

L’estate più calda dal 1830 o giù di lì vede i vostri amici Snake Oil sparpagliati ai quattro angoli del globo nella speranza di sfuggire all’assillo dei fans (Tony è in un monastero tibetano, Stefano fa il croupier a Casablanca, Andrea si finge gelataio a Riccione. Io mi sono iscritto sotto falso nome ad un torneo di sumo a Osaka. Trovateci se siete capaci!).

Torneremo alla base per tre concerti mitici, in compagnia di grandi musicisti e grandi amici: date un’occhiata alla colonna qui a sinistra…e segnatevi le date!

Oggi vi parlerò un po’ di JB Lenoir.

Magari qualcuno di voi se lo ricorderà per essere stato citato in uno dei film sul blues prodotti da Scorsese ma è davvero troppo poca l’importanza data ad un bluesman che ha davvero molte frecce al suo arco: una voce acutissima e immediatamente riconoscibile, uno stile semplicissimo ma efficace e una delle giacche zebrate più cool che la storia ricordi (vedi figura 1).

Ma la cosa che lo distingue tra tutti gli altri giganti del blues degli anni ’50 e ’60 è un’altra: è stato probabilmente il primo uomo di blues a trattare regolarmente nei suoi pezzi temi di carattere sociale e politico in maniera ESPLICITA. Lo so cosa state pensando, furbastri: ma tutti quei pezzi degli anni ’30 non erano pieni di doppi sensi? Non raccontavano il mondo dei neri in maniera ‘segreta’ per non far capire all’establishment bianco di cosa si stava parlando? Non è una tradizione del blues rurale che risale ai canti degli schiavi che si scambiavano informazioni e incoraggiamenti senza farsi capire dai sorveglianti?

Tutto vero, tutto bello…ma siete fuori strada.

Il nostro amico JB parla del QUI e dell’ORA. I suoi pezzi avevano titoli come ‘I’m in Korea’ ‘Vietnam Blues’ e ‘Eisenhower Blues’ e dicevano quello che dovevano dire senza tanti doppi sensi e senza peli sulla lingua. E non ho ancora citato quel capolavoro che è ‘Alabama Blues’, con buona pace dei Lynyrd Skynyrd.

JB Lenoir (a proposito JB è il suo vero nome, le iniziali non rappresentano nulla. E il cognome apparentemente si pronuncia Linòr – misteri del blues) era davvero unico e le sue incisioni sono tutte belle: recuperatele e un giorno mi ringrazierete.

Alla prossima corsa,

Gaggero Dario, il bluesman fuori orario.

Consigli per gli acquisti:

‘I wanna play a little while – the complete singles collection 1950-1960’ (Jasmine) 2cd – 2015;

(recentissima e indispensabile antologia comprendente anche pezzi dove JB accompagna artisti del calibro di Johnny Shines e Sunnyland Slim)

‘Vietnam Blues – the complete L+R Recordings‘ (Evidence) cd – 1995;

(include gli album ‘Alabama Blues’ e ‘Down in Mississippi’, registrati con l’accompagnamento di Willie Dixon e Fred Below);


 
 
 

Comments


Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page